Caterina Boratto

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Dopo aver frequentato il liceo musicale, su segnalazione dell’attrice teatrale Evelina Paoli, venne scritturata per la parte di protagonista femminile del film Vivere! di Guido Brignone nel 1937 a fianco del celebre e allora popolarissimo tenore Tito Schipa che non contraccambiato si innamorò di lei. Sempre accanto a Schipa interpretò Chi è più felice di me? nel 1938 e nello stesso anno venne chiamata da Gennaro Righelli per recitare accanto a Vittorio De Sica nel film Hanno rapito un uomo, una commedia dove l’attrice impersonava una frivola principessa russa.

Apparentemente altera e distaccata, ma in realtà timida e sognante, si distingueva già allora per uno spiccato talento nella recitazione e una innegabile bellezza radiosa e matura. Grazie all’interpretazione e al successo di Vivere! divenne improvvisamente famosa, anche oltreoceano, tanto che la prestigiosa Metro Goldwyn Mayer che aveva distribuito il film le offerse un contratto settennale, ma che non riuscì ad adempiere a causa delle vicende di guerra che la constrinsero a rientrare in Italia anticipatamente, prima ancora d’esordire in alcun ruolo.

Nel periodo di guerra la sua storia sembra quella di un’eroina di un romanzo rosa: si innamorò d’un eroe di guerra, il conte Guidi di Romena, che morì in un incidente aereo durante il conflitto, sullo sfondo di una Torino bombardata pesantemente. Il suo rientro al cinema avvenne prevalentemente con film melodrammatici, fra i quali Romanzo di un giovane povero del 1942, dove conobbe Amedeo Nazzari. Sul set di Campo de’ fiori, l’anno successivo, incontrò Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo, il regista Mario Bonnard e un giovane Federico Fellini, allora sceneggiatore alle prime armi.
Caterina Boratto in Storia di una monaca di clausura (1973)
La tragedia riaffiorò nella sua vita nel 1943, con un fratello partigiano e un altro ucciso nell’eccidio di Cefalonia. Rivide e sposò nel 1944 un amico d’infanzia, Armando Ceratto, proprietario della Clinica Sanatrix e legato alla Resistenza torinese, che ospitò diversi partigiani e anche l’amministratore della FIAT Vittorio Valletta. Nel 1959 tornò a Roma con i due figli Marina e Paolo, e rivide Federico Fellini che le propose emblematici ruoli in 8½ del 1963 e Giulietta degli spiriti del 1965. Altre importanti esperienze cinematografiche sono Io, io, io… e gli altri (1965) di Alessandro Blasetti con Franca Valeri, Ardenne ’44: un inferno (Castle Keep) (1969) di Sydney Pollack e Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini.

Negli ultimi anni ampliò le sue esperienze dedicandosi all’operetta (La principessa della Ciarda), il teatro pirandelliano con Peppino Patroni Griffi e la fiction televisiva (Anna Karenina, sceneggiato televisivo del 1974 diretto da Sandro Bolchi, e Villa Arzilla, interpretato nei primi anni novanta sotto la regia di Gigi Proietti). Morì a Roma nel 2010, all’età di 95 anni.

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