Toti Dal Monte

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Nacque da Amilcare, maestro di musica, e Maria Zacchello, maestra elementare. Rimasta orfana di madre a soli sei anni, fin da piccola rivelò un’innata predisposizione alla musica, apprendendo con bravura brani di Schumann e Schubert e cantando nella chiesa del suo paese natale accompagnata dall’organo del padre, il quale, quando Antonietta crebbe, si trasferì con lei a Venezia per iscriverla al Conservatorio Benedetto Marcello e farle studiare pianoforte.

“La Toti” in Lucia di Lammermoor
L’allora direttore Ermanno Wolf-Ferrari l’ammise al conservatorio, ma dopo sette anni Antonietta dovette interrompere gli studi proprio alla vigilia del saggio finale, poiché aveva le mani piccole e non riusciva a prendere l’ottava. Il padre decise allora di portare Antonietta dal celebre contralto Barbara Marchisio, che viveva a Mira, non distante da Venezia, per un’audizione di canto. La Marchisio restò talmente impressionata dalla splendida voce della ragazza, che si offrì di seguirla gratuitamente, anche a causa delle non floride possibilità della famiglia Meneghel.

Antonietta frequentò le sue lezioni per quattro anni e fu la sua ultima, e forse più celebre, allieva. Esordì alla Scala di Milano nel gennaio del 1916 nella piccola parte di Biancofiore nella Francesca da Rimini di Zandonai. Nel 1922, durante una tournée in America, Arturo Toscanini, che aveva intuito in lei le doti di una perfetta cantante lirica fin da ragazzina, la invitò ad esibirsi nuovamente alla Scala per il nuovo allestimento del Rigoletto di Verdi. In questa occasione ella iniziò ad utilizzare lo pseudonimo Toti Dal Monte, ottenuto unendo il diminutivo del suo nome con il cognome della nonna materna.

Villa Toti a Barbisano
Innamorata del baritono Luigi Montesanto, finì per sposare a Sydney il 23 agosto 1928 il giovane tenore Enzo De Muro Lomanto, incontrato durante una rappresentazione de La figlia del reggimento di Donizetti. Da questo matrimonio nacque il 15 aprile 1930 Mary, in arte Marina Dolfin, unica figlia di Toti. Il 7 dicembre 1932 avvenne la separazione consensuale tra i due.

Sono rimaste memorabili le sue interpretazioni di Lucia di Lammermoor, Elisir d’Amore (Donizetti) e Madama Butterfly (Puccini).

Nel 1945 si ritirò dal palcoscenico per continuare, spinta da Renato Simoni, la sua carriera nel campo teatrale assieme alla figlia, nella compagnia di Cesco Baseggio, con la quale recitò testi goldoniani. Ottenne grandi successi anche nel cinema, recitando nei film Il carnevale di Venezia di Giuseppe Adami e Giacomo Gentilomo (1939) e Cuore di mamma di Luigi Capuano (1954), nonché in un cameo di Anonimo veneziano di Enrico Maria Salerno (1970). A lei il poeta Andrea Zanzotto ha dedicato la poesia in dialetto solighese Co l’é mort la Toti, inclusa nella raccolta Idioma.

Toti Dal Monte morì alle ore 21 del 26 gennaio 1975, mentre era ricoverata per disturbi circolatori nell’ospedale Balbi Valier di Pieve di Soligo, paese nel quale – in collocazione amena – aveva un’elegante dimora, la cosiddetta Villa Toti di Barbisano. A Pieve di Soligo, oggi, il Museo Toti Dal Monte raccoglie numerose testimonianze e ricordi della sua vita e della sua arte.

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